Lorenzo Saliu pubblicitario attualista, formatore e consulente di comunicazione e personal branding.

Quella del pubblicitario non può essere definita semplicemente una professione, è uno stile di vita.
I pubblicitari sono persone dall’aspetto improbabile e dal carattere impossibile.

Già il nome è ambiguo, pubblicitario vuol dire tutto e non vuol dire niente. Qualcuno lo utilizza anche come termine dispregiativo, in pratica lo si addita come un manipolatore occulto che vuole convincere le persone ad assumere determinati atteggiamenti o a compiere determinati acquisti.

Questa definizione non è reale ma è assolutamente realistica.
Il pubblicitario deve essere in possesso di tutte quelle competenze, molte delle quali derivano dalle scienze sociali, che permettono di orientare (non di manipolare) l’interesse delle persone verso il prodotto o servizio pubblicizzato.

In quest’ottica il pubblicitario è un persuasore, al servizio di un cliente, che dietro compenso crea storie verosimili rimanendo sempre fedele all’unico obiettivo di una campagna pubblicitaria: mantenere la promessa. Senza promessa non c’è pubblicità.

Il pubblicitario è un creativo? Trovo questo termine (creativo) irritante e soprattutto imbarazzante. La creatività è materia per gli artisti. Il pubblicitario è un mestierante, un cane randagio che guarda tutto, che copia ma non plagia, che trasforma, riutilizza e non butta via niente. Un accumulatore seriale di suggestioni, idee, ispirazioni… specie quelle degli altri. Un vanitoso che odia gli specchi e un misantropo con una fitta rete sociale. Quando è notte brama il giorno, quando è giorno anela la notte. Non sa cosa sia il futuro, il suo obiettivo è sempre il presente guardando però in direzione del passato dove trova le sue fonti di ispirazione.

Perché allora il pubblicitario è attualista? Perché parla il linguaggio di oggi. Come un surfista che cavalca l’onda vive nel presente. L’onda passata è solo un ricordo, alla prossima ci penserà dopo.

I pubblicitari non hanno una forma hanno uno stile.

Oggi però la forma ha più importanza dello stile, gang di “creativi” prodotti in serie si aggirano per le aziende con l’ultimo modello di iPhone, il monopattino elettrico e uno slang anglofono impossibile da decifrare. Sono comunicatori incapaci di farsi capire e che hanno necessità di definirsi “creativi” per poter esistere.

Sono sempre stato affascinato dal fenomeno del grooming, l’attività tipica delle scimmie che amano spulciarsi l’una con l’altra ottenendo vari risultati: rinsaldano i rapporti all’interno del gruppo, si puliscono dai parassiti, passano del tempo insieme. Le scimmie hanno una socialità molto interessante e spesso risolvono i conflitti all’interno del gruppo proprio attraverso la pratica del grooming. Voltare le spalle a un altro esemplare è una manifestazione di fiducia e di accettazione nei confronti dei vari componenti del branco.

Con questo spirito utilitaristico negli ultimi tempi ho realizzato una serie di interviste a imprenditori, pubblicitari, fotografi e tante altre persone che hanno ottenuto risultati di rilievo nel proprio settore di competenza. Sono interviste che raccontano i passaggi fondamentali della loro carriera e gli aspetti peculiari del loro lavoro.
Grooooooming è il titolo di questa serie di interviste che puoi seguire sulla mia pagina Facebook o nel mio canale YouTube Grooooooming.

Avrai notato che c’è qualche “o” di troppo. Ho preferito distorcere il nome perché purtroppo è definito grooming anche l’adescamento di minori attraverso il web; dispiace che questa pratica criminale e spregevole condivida il termine con il meraviglioso comportamento sociale dei nostri parenti più stretti, i primati.